mercoledì 10 marzo 2010

NELLA TESTA DEGLI UOMINI

Oggi nevica da morire. 
Sono uscita per fare delle commissioni, sono mezza fradicia,cappottone, berretto calato fino agli occhi, cappuccio, jeans, stivaloni da neve e la voglia di letargo stampata in faccia.
Devo fare la spesa, controvoglia entro al Pam, prendo le mie cose e mi metto in fila alla cassa senza guardare nessuno. 
Dietro di me ci sono due uomini stranieri, slavi forse, che comprano due cartoni di vino.
Uno dei due si ferma, mi toglie il sacchetto dalle mani, sorridendo e mi fa capire che vuole aiutarmi a mettere via la spesa.
Sorrido cortesemente, ringrazio ed esco, avviandomi verso casa.
Dopo pochi passi sento che l'uomo di prima mi corre dietro e mi chiede se voglio che mi aiuti a portare i due sacchetti.
Sorrido (meno) di nuovo , ma "no, sono quasi arrivata, grazie" e faccio per andarmene.
Mi trattiene per un braccio, "no...aspetta...parla un momento con me...".
Il suo italiano è difficile da capire, mi sembra che voglia chiedermi dei soldi, cerco di ascoltarlo e intanto penso se ho monete in tasca, perchè non posso (ho due sacchetti della spesa e l'ombrello) e non voglio mettermi a cercare nella borsa.
Lui continua a sorridermi,tenedomi per un braccio e mi fa delle facce strane, mi fa l'occhiolino, dei segni con la bocca, "...tu sei molto bella sai...".
Senza più sorridere, ad alta voce gli chiedo "cosa vuoi da me?"
Lui ride... "cosa voglio?....dai....sei carina....abiti qua vicino...".
Provo ad andare via ma mi trattiene, gli dico con voce ancora più alta di lasciarmi andare, mi tira di nuovo vicino e mi ripete nell'orecchio che sono tanto carina...
Mi divincolo e lui se ne va ridendo. Corro via.
Sono praticamente sotto casa ma tiro dritto, giro un quarto d'ora per le vie, guardandomi alle spalle e poi finalmente rientro in casa.


A quale punto della storia avrei dovuto smettere di essere gentile? Cosa esattamente ha fatto pensare a questo stronzo di potersi permettere di avvicinarsi e dirmi quelle cose?
E' successo in pieno giorno, in una strada trafficata, vicino ai negozi aperti e non mi sono sentita davvero in pericolo. 
Lui nemmeno però. E non era ubriaco.
Se fosse stata sera? Se lo avessi incontrato rientrando dal lavoro?
A quale punto della storia si fa la differenza?
Perchè quando cammino per strada, anche alle tre del pomeriggio,anche nel centro di Verona, nella mia testa DEVE esserci anche il pensiero di dover stare attenta perchè potrei incontrare ancora uno così?

9 commenti:

  1. Pulce, che rabbia! Sorda, accecante, soffocante. Come ti senti ora?

    Mi è capitata una cosa simile anni fa, alla Superal a Pisa, di sabato pomeriggio. Un paio di ragazzi poco più grandi di me (io non avevo ancora compiuto 21 anni) mi aiutarono a prendere qualcosa da uno scaffale in alto, dopodiché per quasi tutto il resto della spesa me li ritrovai più o meno casualmente vicini. Li ignorai senza fatica: il supermercato era pieno e la vita della studentessa era sempre affollata di cretini, fossero parà, altri studenti o immigrati, poco cambiava, sempre cretini erano. Al momento di pagare scelsi la cassa più lontana da quella in cui erano loro, tempo un secondo me li ritrovai dietro, a parlarsi e a parlarmi nella loro lingua, insistenti. Fu allora che iniziai a non vederci più: sai quando ti sale il bianco davanti agli occhi e inizi ad aver paura DI TE STESSA, di quello che potresti fare se il lume della ragione ti abbandona sul serio? Mi girai di scatto, come una furia, gli occhi e le guance in fiamme: "UNO: CHI CAZZO SIETE E CHE CAZZO VOLETE. DUE: QUI NON SIAMO AL VOSTRO PAESE, QUI LE DONNE LE LASCIATE STARE, ALTRIMENTI VI TAGLIANO LE PALLE." Non lo so nemmeno io come mi uscì! L'avessi sentita da un'altra persona, mi sarei ribaltata da ridere. La cassa ancora troppo lontana, le vecchiette nel panico, questi due scemi che all'improvviso mi guardavano come se fossi matta, quasi quasi iniziando a fare gli gnorri a dirmi "Che vuoi?" "CHE VUOI" A MEEEE? All'improvviso, sentii qualcuno che mi prendeva sottobraccio. Un ragazzo -uno sconosciuto- che si comportava come un conoscente, un amico, forse un fidanzato. Mi prese sottobraccio sospingendomi verso il carrello, e si rivolse a loro: "Io sono quello che taglia le palle. Aria."
    E loro? Loro se ne andarono. Un breve inchino (!), scuse biascicate (a LUI, non a me), e via, aria. Guardai il ragazzo che mi aveva soccorsa. Alto, magro, montgomery, occhiali e capelli scurissimi. Calabrese nerd iscritto a ingegneria da un decennio, evidente come se ce l'avesse scritto in faccia. Tanto normale da essere un eroe.
    "Tutto ok?"
    "Tutto ok, grazie"
    "Di niente"
    Mentre imbustavo la spesa lui andò fuori, con la scusa di sganciare la bicicletta, caricare la spesa e controllare il telefono si guardava intorno. Uscendo mi fermai a salutarlo, lui mi disse "Via libera" e mi augurò buona serata.

    Eppure non ce la faccio a non sorridere agli sconosciuti, neppure quelli con la faccia strana; quelli che parlottano tra loro mi fanno stare già più sulla difensiva. Non voglio e non posso pensare che possa mai essere "colpa mia" se qualcuno si sente libero di prendersi troppa confidenza. Altrimenti possiamo direttamente andare in giro armate, e mettersi a sparare appena uno non ci convince. Anche se prima o poi faremo questa fine, questo è certo. :(

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  2. Zero piacere a leggere questa cosa. Un solo, stupido pensiero: tra un po' sei a Trento e spero che queste assurdità abbiano probabilità minime di capitare.

    Ne parliamo al telefono...

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  3. Musa hai ragione....io mi sono sentita IN COLPA per avergli sorriso e averlo ringraziato per la gentilezza (anche se un po' invadente) dimostrata al supermercato...
    Questo proprio non va bene! Non si può andare in giro sempre "armati".
    Il ragazzo di cui racconti è stato UN VERO FIGO. Non ce ne sono molti così...

    Grazie Robi! :-)

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  4. o mio dio!!ho i brividi a leggere queste cose!io sono molto suscettibile a queste storie..soprattutto dopo tutti quei brutti fatti di stupro che accadono qui in Italia..l'unica cosa è che DOBBIAMO STARE ATTENTE NON DOBBIAMO DARE CONFIDENZA A NESSUN UOMO!!!è fondamentale, perchè (alcuni) non sono persone normali, e un semplice sorriso viene franiteso come la tua disponibilità a starci..non si sa cosa può passare per la testa di certa gente malata di mente! io al posto tuo avrei iniziato ad urlare come una pazza e avrei lasciato tutta la spesa li e sarei scappata!!!!però ti consiglio di non andare a fare più spesa li!
    mi raccomando occhio : non sorridere più a nessun malintenzionato e se qualcuno vuole fare il galante non glielo permettere, FIDARSI è BNE MA NON FIDARSI è MEGLIO!!!!

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  5. Come immaginavo questa storia suscita reazioni diverse....dal "non si può smettere di sorridere agli sconosciuti" al "non sorridere più a nessuno".
    Non lo so.....io penso che il malintenzionato e/o il malato legga "male" il sorriso di cortesia ("questa ci sta") così come l'indifferenza ("guarda sta stronza come se la tira, mò le faccio vedere io...") purtroppo.
    Forse più che controllare come ci si comporta con una persona che può sembrarci in qualche modo pericolosa per noi, è meglio stare attente a trovarsi sempre in luoghi o situazioni in cui si possa sempre chiedere aiuto a qualcuno.
    Credo che certe cose vadano molto al di là del nostro personale comportamento,o reazione, o aspetto.

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  6. Che brutto quiz ... chiedi come è giusto comportarsi?? Io ritengo che al tuo posto avrei fatto esattamente come te, si parte col sorriso fino a dimostrare fermezza in caso di malintenzionati.
    Odio dire ciò che sto per dire.
    Purtroppo la realtà di oggi, con "molti" stranieri (mi rifiuto di dire "tutti") che vivendo qui senza le loro donne si comportano da mascalzoni, ci sta portando ad una vita sempre più difficile ed i casi di incontri fastidiosi come il tuo sono ormai all'ordine del giorno. Questo mette un limite anche alla nostra libertà di vestire liberamente per non creare situazioni provocatorie. Ci porta addirittura ad avere il dubbio se sia giusto regalare un sorriso. Ci porta a chiuderci sempre più nel nostro egoismo.
    Non mi piace questo modo di vivere, non è il mio mondo. Milano è la capitale di questa bruttura e per questo motivo me ne voglio andare al più presto sperando di trovare a Trento un modo di vivere in cui mi riconosco meglio, di trovare un mondo dove queste cose siano un fenomeno di cui far parlare il giornale e non la normalità.

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  7. Sì...detto che , a parte il fatto che io normalmente non sono una che ci si gira a guardarla per strada, ieri come ho detto ero pure imbacuccata che secondo me non si poteva capire nemmeno se ero maschio o femmina a momenti....
    E qui non è Milano, ma Verona.
    Credo che per quello lì sarei potuta essere chiunque e ovunque: gli è partito l'embolo ed è andato per la sua strada.
    Detto ciò, speriamo che come dice anche Rò, a Trento le probabilità di ripetere l'esperienza si abbassino ulteriormente... :)

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  8. IL rischio è che t'invitino a casa a bere grappa... :)

    Dai, per sdrammatizzare.

    r.

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